La rosa blu di Sanctory Pochi giorni fa presso l’International Flower Expo di Tokyo Sanctory e Keisei hanno annunciato che nel prossimo autunno la rosa blu realizzata con la manipolazione genetica nel 2006 sarà immessa sul mercato.

Nel patrimonio genetico della specie rosa mancano i geni responsabili dei colori nero e blu.Per secoli gli ibridatori hanno tentato di ottenere con incroci e reincroci rose che si avvicinassero a questi colori.Se ottenere una rose sempre più vicine al nero è stato relativamente facile incorciando e reincrociando rose di colore rosso scuro (fino al 2000 quando l’ibridatore francese Meilland ha presentato al mondo la sua Black Baccarà), ottenere rose blu rimane tuttora il sogno segreto di ogni ibridatore.

La rosa blu nel linguaggio dei fiori significa realizzare l’impossibile, a trestimonianza di come ottenere questa rosa sia davvero impossibile.La storia dei tentativi di ottenimento della rosa blu è costellata di tantissimi fallimenti e di alcuni parziali successi, come nel 1963 quando l’ibridatore tedesco Tantau presentò Sissi o nel 1974 quando Meilland presentò Charles de Gaulle, due rose bellissime e profumatissime ma con un unico difetto, non erano blu. Il loro colore è infatti un rosa lavanda particolarmente leggero che può ricordare l’azzurro, ma solo se si è disposti ad utilizzare un po’ di fantasia.

Nel 2006, dopo anni di ricerche e 30 milioni di dollari di investimenti, la giapponese Santory in collaborazione con l’ibridatore nipponico Keisei presentò al mondo la prima rosa geneticamente modificata dimostrando di non conoscere il significato della parola impossibile. Ed ovviamente il suo colore era azzurro.Per sopperire alla mancanza del gene che produce il blu gli scenziati giapponesi hanno estrapolato i geni necessari dalle petunie.

Ma la ricerca sulle rose OGM non è una prerogativa del paese del Sol Levante. L’università olandese Vrije di Amsterdam in collaborazione con le università italiane di Lecce e Perugia, ha annunciato che manipolando l’acidità in una in proteina chiamata PH5 è possibile modificare il colore dei petali nei fiori. E, manco a dirlo, hanno dato l’annuncio presentando una rosa blu. Il suo colore sarebbe addirittura più intenso di quello delle rose giapponesi.

Ma i giapponesi non ci stanno ad essere superati in questo campo ed hanno già annunciato, sempre International Flower Expo di Tokyo, una rosa OGM flurescente, capace di brillare al buio, magia ottenuta grazie ai geni di alcuni pesci che vivono nelle profondità dell’oceano.

Gli appassionati di rose sono divisi in due gruppi ugualemente numerosi, quelli che attendono con trepidazione l’introduzione sul mercato delle varietà OGM per arricchire il proprio giardino con nuovi colori e quelli che giurano che mai daranno spazio a simili mostri, sostenendo che, benché belle, queste rose non avranno mai il facino delle rose ottenute con naturalezza tramite l’ibridazione. E tu come la pensi?